Community
 
Aggiungi lista preferiti Aggiungi lista nera Invia ad un amico
------------------
Crea
Profilo
Blog
Video
Sito
Foto
Amici
   
 
 

Recensione da "Il Piccolo" del 24 novembre 2004

Una ricerca di Rumici sugli "Italiani divisi"

"Chi rimase fece una scelta altrettanto drammatica dei 350 mila esuli istriani"

"I 350 mila esuli istriani e dalmati hanno sempre pensato di aver compiuto la scelta più dolorosa, quando in realtà la decisione di rimanere è stata altrettanto drammatica". È stato il presidente dell'Associazione Venezia Giulia e Dalmazia, Rodolfo Ziberna, a introdurre l'altra sera, alla Biblioteca statale isontina, la presentazione del libro di Guido Rumici "Fratelli d'Istria. Italiani divisi".
Il volume dello studioso goriziano è la prima pubblicazione ad affrontare il tema dei "rimasti" dal punto di vista sociale, economico e delle istituzioni scolastiche e culturali basandosi su fonti giornalistiche e documentarie, oltre che sui ricordi dei protagonisti. "L'argomento è stato finora ignorato dalla storiografia e dalla pubblicistica - ha spiegato Fulvio Salimbeni, docente di Storia contemporanea all'Università di Udine, nel presentare il libro -, i rimasti venivano soltanto menzionati come dei venduti al comunismo, quando invece molti non se la sentirono di abbandonare i propri beni o i congiunti anziani, confidando - come precisato dallo stesso autore - nella normalizzazione della situazione".
Partendo dal panorama di un'Istria e di una Dalmazia svuotate nel dopo-esodo, Rumici spazia fino ai giorni nostri con l'analisi della situazione attuale delle comunità italiane, passate da 20 a 50 con la dissoluzione della Jugoslavia. Molti trovarono infatti solo in quel momento il coraggio di dichiararsi italiani, contribuendo alla ripresa delle scuole e delle istituzioni culturali dopo la crisi degli anni Ottanta, quando la comunità toccò il minimo storico con 15 mila unità appena.
"Le pressioni dei governi sloveno e croato avevano portato alla riduzione del numero delle scuole - ha chiarito Salimbeni - mentre con il disgelo degli anni Sessanta si stabilirono i contatti con l'Università popolare di Trieste che ancora oggi le sostiene con conferenze, libri e corsi di aggiornamento per docenti. La difesa dell'identità italiana - ha concluso - si scontra ancora oggi con difficoltà tutt'altro che trascurabili, ma è la cultura una delle carte vincenti per rafforzare la collaborazione e sostenere queste realtà".

a.t.

Torna alla pagina precedente
Torna alla pagina precedente